Grazie, Mike

Foto: © Vanna Antonello

Grazie, Mike.

Ci sono giocatori che vanno, altri che restano, altri ancora che sono incastonati nella storia di un club. Mike Halmo è uno di questi. Il 34enne canadese, dopo sei stagioni con l’Hockey Club Bolzano di cui cinque consecutive, ha deciso di appendere i pattini al chiodo. Inizierà dalla prossima stagione una nuova carriera, come assistente allenatore dei Rittner Buam, in AlpsHL.

Halmo era giunto nel capoluogo altoatesino, prima stazione europea, il 6 settembre 2017, come ultimo colpo di mercato a due giorni dalla partenza del campionato. E da quel giorno il suo cuore si è indissolubilmente legato a quello della nostra terra. “Guardo in su, verso le montagne, e mi rendo conto di quanto sia bello e unico questo posto”. Era la prima intervista, dopo il suo primo allenamento. La vittoria della EBEL nel 2018 porta anche – e soprattutto – la sua firma. “Mai calmo”. Bastano poche settimane per farlo entrare nel cuore dei tifosi. Con la sua grinta, il suo carattere, i suoi goal, è vero, anche un gioco fisico in alcune occasioni oltre il limite. Eppure Halmo è così. Una persona d’oro e dai grandi valori. Un giocatore che, sul ghiaccio e da avversario, finisci magari per odiare. “Ancora Halmo! Sempre Halmo! Wiederholungstäter!”. E lui lì. Sornione. Con quel mezzo sorriso di chi sa di combinarla grossa, di tanto in tanto. Ma ve l’assicuro: non ha mai voluto fare male davvero, mai. Ma chi ha questo tipo di gioco, a volte, può suo malgrado oltrepassare l’asticella. Dall’altra però c’è chi invece ha potuto goderselo nei colori della squadra del cuore. E non ne avrebbe mai fatto a meno. Perché ogni squadra ha bisogno dei suoi leader. Chi sa trovare le parole giuste in spogliatoio. Chi sa motivare, chi sa arrabbiarsi. Chi sa mettersi in prima linea per difendere un compagno. Chi non si tira mai indietro, non importano gli acciacchi, non importano le botte, non importa nulla. I compagni e la maglia vengono prima di tutto.

Ho ancora negli occhi quel goal che segnò a Fehervar, alla sua prima stagione: magia a saltare due avversari e disco in fondo al sacco. Che giocatore, Mike Halmo. Quell’anno mise a segno 48 punti in regular season. Quarantotto. 19 goal e 29 assist. Poi arrivarono i playoffs, quella cavalcata trionfale. E Mike smise di segnare. Prese quel ruolo di cui solo un leader può farsi carico. Quello che ti fa sgomitare, lottare, combattere per ogni disco lungo ogni centimetro della balaustra. Fisico, baricentro basso. Spostalo tu Mike Halmo, se ci riesci. “Certo, faccio questo lavoro, creo gioco, dispenso assist. Ma aspetta, quando serve il disco te lo butto dentro, non preoccuparti”. Puoi dirlo forte, Mike. 15 aprile 2018, gara 5 di finale, Eisarena di Salisburgo. Serie sul 2 a 2. Due minuti e 28 secondi alla fine della partita, Bolzano avanti 4 a 3. Due penalità consecutive chiamate a Clark e Glira, i Foxes sono in doppia inferiorità numerica e i Red Bulls non perdonano. Boom, Raymond. Boom, Harris. In 43 secondi sono avanti loro. “Non preoccupatevi, ci penso io”. Mike Halmo fa suo il disco, si accentra, si tuffa. 5 a 5. A 54 secondi dalla sirena. Uno dei goal più iconici della storia recente dell’HCB. Va bene, il Bolzano quella partita la perderà all’overtime, ma il finale lo conosciamo bene. Benissimo. Anche perché ce l’ha raccontato nel dettaglio proprio lui, il nostro numero 91, questa volta nel ruolo di storyteller nel docufilm di Daniele Rielli “Hockeytown”.

Halmo lascerà i tifosi biancorossi con il cuore spezzato pochi giorni dopo, annunciando il suo trasferimento all’Ilves, in Finlandia. E l’anno successivo andrà poi in Germania, a Iserlohn.

“Ma torna Halmo?”
“Vogliamo di nuovo Mike!”
“Quanto servirebbe Mike Halmo a questa squadra”

2 settembre 2020. Ma chi se ne frega del Covid, Halmo torna a Bolzano! Torna a casa sua. Perché i grandi amori fanno giri immensi e poi ritornano, diceva Venditti. E chi siamo noi per smentire Antonello nazionale? Da quel momento le strade non si separeranno più. Tra alti e bassi, Mike ci ha provato per altre due volte in finale a riportare la coppa a Bolzano. Quanto l’avrebbe meritata. Il destino, però, a volte dà e a volte toglie. Ma è stato bello, è stato un piacere, è stato un onore vederlo con la nostra maglia tutti questi anni.

Si dice spesso che i numeri sono freddi. Eppure parliamo di 676 partite da professionista, di cui la metà con il Bolzano. 334 per l’esattezza. Più di lui, nei 92 anni di storia dell’HCB, da straniero ha fatto solo Sergei Vostrikov. Non uno a caso, ecco. Non solo freddi numeri.

L’amore per la nostra terra lo terrà qui. Con un altro ruolo, in un’altra realtà. Ma Mike ormai è diventato “Michl”. E Michl è diventato storia del Bolzano.

Grazie, Mike.

 

Luca Tommasini